Storia Volpino
Il Volpino è un cane da compagnia dal temperamento deciso, molto territoriale e protettivo. Agile, scattante e dal carattere più o meno esuberante, è di taglia piccola, con muso corto e leggermente appuntito, pelo folto, soffice, sollevato e lungo, coda arrotolata sul dorso e orecchie ben dritte. L’originale Volpino Italiano ha antiche origini storiche e negli anni ha pure rischiato l’estinzione.
Le origini del Volpino Italiano
Il Volpino Italiano è un discendente dello Spitz Europeo, razza illustre le cui origini risalgono addirittura all’Età del Bronzo. Molto somigliante allo Spitz Tedesco o di Pomerania di cui è un lontano parente, il Volpino fece la sua prima apparizione in Italia nel XVII secolo. Trovò l’habitat ideale in Toscana (Volpino di Firenze) e a Roma ove era molto amato sia tra la povera gente, presso cui veniva allevato come cane da compagnia ma anche da guardia e di vigilanza, che dalla nobiltà. Per molto tempo, infatti, il Volpino Italiano era noto come il cane di lusso degli aristocratici e probabilmente anche dei papi. Nelle corti italiane, in quegli anni, non di rado convivevano sia il Volpino Italiano che il molosso. Oltre ad essere di compagnia proteggevano le mura domestiche dai malintenzionati. Il primo, dalle spiccate doti di guardiano, aveva il compito di allarmare i padroni in caso di intrusioni estranee, mentre il secondo (molto più feroce, di grossa taglia e aggressivo) difendeva il territorio utilizzando la propria forza e dentatura.
Intorno al 1500, il Volpino Italiano comparve anche in un dipinto olio su tela dell’artista Vittore Carpaccio, La Visione di Sant’Agostino. L’opera si trova attualmente custodita nella Scuola di San Giorgio a Venezia e ritrae un perfetto esemplare che rispecchia gli standard qualitativi attuali: occhi tondi, taglia piccola, testa corta, orecchie dritte e lunghe. Il Volpino fu anche il fedele amico a quattro zampe del grande scultore, pittore ed architetto Michelangelo Buonarroti. Il rapporto tra il Volpino Italiano e l’arte continua con gli scatti fotografici di straordinari esemplari di colore bianco appartenenti agli anni Trenta e Quaranta.
Riconoscimento della razza e standard
Nel 1898 il Volpino Italiano venne ufficialmente riconosciuto ed iscritto al LOI (Libro Origini Italiano) ovvero il registro su cui vengono annotate tutte le caratteristiche, i dati genealogici, i tratti somatici e segnaletici a cui fanno riferimento le varie razze. Nel 1913 i cinologi Giuseppe Solaro, Fabio Cajelli e Giulio Colombo redassero il primo standard della razza, anche se non esattamente completo, volto soprattutto a differenziare il nostro Volpino dallo Spitz Tedesco o di Pomerania, con un’altezza al garrese ideale non superiore ai 30 centimetri. Lo standard venne modificato negli anni in altre due edizioni. La prima, nel 1955, venne elaborata da Solaro e disegnava in maniera minuziosa i tratti etnici del Volpino Italiano. La terza ed ultima edizione dello standard, datata 1989, portava la firma di Luciano Bernini, che incaricato dal Comitato Giudici ENCI, distinse l’altezza massima delle femmine (28 centimetri), stabilendo solo come tolleranza 3 centimetri in più.
Volpino Italiano e il rischio d’estinzione
Il Volpino Italiano è stato molto vicino all’estinzione. Nell’immediato dopoguerra, infatti, si assistette ad un preoccupante calo di iscrizioni al LOI, contandone nel 1965 appena 5 esemplari. L’unica razza ammessa dallo standard era quella dal manto rosso e di colore champagne ma era anche quella poco apprezzata dal pubblico. Così negli anni Settanta Enrico Franceschetti salvò il Volpino Italiano bianco dall’estinzione sicura, recuperando gli esemplari puri non ancora iscritti ai registri genealogici. Jojo e Jaja sono i due capostipiti autoctoni di questa rivoluzione. Inoltre, l’ENCI propose l’iscrizione gratuita per tutte quelle razze di Volpino Italiano in declino. Solo con queste abili manovre il rischio estinzione della razza venne scongiurato del tutto.